Masturbazione, ovvero l’arte dell’autoerotismo

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Masturbazione, ovvero l’arte dell’autoerotismo

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“non condannate la masturbazione. È fare sesso con qualcuno che stimate veramente” - W. Allen

Esiste una secolare ritrosia a parlare di masturbazione, senza contare che per molto, moltissimo tempo è rimasta relegata nel novero delle patologie sessuali quando non addirittura psichiatriche.

In questa lunga storia di condanna sociale non poteva esimersi un aspetto moralistico di stampo religioso, sia nel mondo cristiano cattolico che in quello mussulmano, per restare alle nostre latitudini. Nel Cristianesimo l’ostilità nei confronti dell’autoerotismo nasce, oltre che dal concetto stesso di piacere che non va ricercato nell’appagamento dei bisogni terreni, anche da un’errata interpretazione di un passaggio biblico, ormai divenuto famoso: ...Onan, sapendo che quella progenie non sarebbe sua, quando s’accostava alla moglie di suo fratello, faceva in modo d’impedire il concepimento, per non dar progenie al fratello.

Dal nome del personaggio, Onan, è nato poi il termine “onanismo” usato spesso per intendere la masturbazione. L’interpretazione riguardante l’autoerotismo è errata ed arbitraria in quanto, a voler essere precisi, Onan, come riportato nella Bibbia in Genesi 38:8-9, vedi sopra, non rispettò il levirato praticando il coito interrotto. Non viene invece fatto alcun cenno alla masturbazione in particolare, ma nei secoli è rimasta in piedi l’interpretazione che vede nell’autoerotismo uno “spreco del seme”, ragione della sua colpevolizzazione.

Etimologicamente parlando la parola “masturbazione” è di origine latina e composta da due termini: “manus”, che vuol dire mano e “turbare” il cui significato è agitare, ne deriva che per masturbazione intendiamo una “sorta di massaggio” della mano (o delle dita) sui genitali maschili e femminili, il cui scopo è il piacere culminante nell’orgasmo.

La masturbazione, definita altrimenti “autoerotismo”, nella sessuologia moderna non viene più considerata come una sorta di surrogato sessuale, ma come uno spazio di intimità individuale, che riveste un ruolo importante anche nella qualità del rapporto di coppia, oltre ad essere un momento fondamentale nello sviluppo psicosessuologico di ciascun individuo.

Difatti, nella fase di crescita, porta ad una migliore conoscenza del proprio corpo, del suo funzionamento fisiologico e sessuale ma, anche e soprattutto delle fantasie erotiche che “normalmente” accedono alla nostra coscienza che fanno parte della vita psicologica di ciascuno rientrando nel ciclo del desiderio, alimentando la nostra eccitazione.

La possibilità di concedersi il piacere comporta una presa di coscienza dei propri desideri e dei propri bisogni, portando all’autoconsapevolezza della propria intimità, tutto ciò senza contare che l’autoerotismo prevede una scelta personale il cui obiettivo è egoistico, aprendo così le porte a quella forma di “amor proprio” fondamentale nella vita sessuale adulta.

L’autoerotismo nella sua “normale” evoluzione diviene, nell’età adulta, un’attività non più solo autonoma, ma anche di coppia; infatti, la masturbazione reciproca non è più da considerarsi una specie di rapporto incompleto (una sorta di “contentino”) ma è, in tutto e per tutto, un’attività sessuale normale, che rientra a pieno titolo nella sfera dell’intimità sessuale.

Non va più considerata semplicemente come un preliminare (a volte chiamato petting spinto) ma come una delle modalità attive attraverso la quale la coppia ricerca la propria intimità sessuale ed il piacere orgasmico. Non dimentichiamoci, infatti, che l’orgasmo di per sé “non fa differenze” per le modalità con cui viene raggiunto, situazione che spesso la coppia dimentica.

Rimane ancora oggi lo stigma sociale per cui chi si masturba viene considerato alla stregua di un bambino o addirittura di un malato, determinando così complessi di colpa. Per molte donne, per citare un esempio di stereotipo di genere, credono che l’uomo virile non debba masturbarsi e che di conseguenza praticare l’autoerotismo sia sinonimo di scarsa mascolinità.

Le scoperte della moderna sessuologia scientifica hanno invece dimostrato come sia consuetudine praticare l’autoerotismo a qualsiasi età e non solo; infatti, gli studi evidenziano come la masturbazione non provochi conseguenze fisiche come in passato anche i medici ritenevano. Altra credenza che non ha retto all’avvento della moderna sessuologia scientifica è come l’eiaculazione non provochi una dispersione di energia, a volte può succedere che dopo vi sia un successivo senso di stanchezza o spossatezza ma, non dobbiamo dimenticare come siano molti i fattori che possono provocarla, come lo stress mentale, l’alimentazione inadeguata o le condizioni fisiche. Credenza quest’ultima a lungo diffusa anche nel mondo dello sport.

Altro stereotipo molto diffuso vuole che la masturbazione sia un fenomeno tipicamente maschile, dimenticando quanto anche per le donne l’autoerotismo sia importante, forse anche più che per gli uomini, poiché può condizionare la mente e il corpo “insegnando” a vivere l’eccitazione e l’orgasmo perché permette alla donna di scoprire la propria sensibilità clitoridea e delle piccole labbra.

Una donna che si masturbi, lo fa stimolandosi la zona clitoridea (è una credenza diffusa quella che vede le donne masturbarsi tramite la vagina) e dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, avere una vita sessuale migliore rispetto a chi non lo fa e questo non solo perché ha acquisito la capacità di provare piacere, ma soprattutto perché ha imparato a permetterselo.

Nella sessuologia moderna una delle prime cose, se non la prima, che viene insegnata-prescritta da un sessuologo a una donna con una disfunzione sessuale è proprio la masturbazione, e questo perché conduce all’auto concessione del piacere.

Così come viene prescritta-insegnata anche a quegli uomini che soffrendo, di una disfunzione sessuale, hanno perso il contatto con il proprio corpo: a questo scopo si consiglia l’acquisto di un sex Toys chiamato “ovetto” che altro non è che un “masturbatore” (vedi articolo sui “sex Toys” n.b) in grado di far riappropriare l’uomo con le proprie sensazioni corporee, passo fondamentale nella risoluzione di qualunque disfunzione sessuologica.

Un’altra credenza erronea assai diffusa è che la masturbazione sia legata all’infanzia, al massimo alla prima età adulta per poi sparire letteralmente con la maturità e la vecchiaia, ma anche questo sì è dimostrato assolutamente falso. Infatti, se si riescono a superare le inibizioni culturali, anche gli anziani, soprattutto se soli, con la masturbazione possono ancora godere del proprio corpo durante tutta la loro senescenza, concedendosi ancora il brivido del piacere.

La masturbazione può arricchire il dialogo intimo nella coppia e della coppia, questo perché in un’unione affiatata può divenire un piacevole preliminare oppure un’alternativa al rapporto penetrativo completo come avviene nell’adolescenza o nella terza età.

Quindi, ritornando a W. Allen, viva l’autoerotismo perché, come diceva O. Wilde, “è l’inizio di un amore che può durare tutta la vita”.


Dr. Rossano Tosi
Psicologo, Psicoterapeuta e Sessuologo
a Brescia (BS)

Dr. Rossano Tosi

Psicologo, Psicoterapeuta e Sessuologo

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